cooperativa
Pan Onlus
Modena - Emilia Romagna
Una realtà che porta avanti una nobile mission: offrire una possibilità a chi è svantaggiato. E lo fanno con passione e successo
PAN ONLUS è un’Organizzazione No Profit che mira a dare risposte concrete ai bisogni espressi dalle fasce più deboli della comunità locale, tramite proposte di housing sociale e di formazione al lavoro, promuovendo l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e/o persone con handicap. La sua storia è affidata al racconto di Andrea Mazzucchi, vicepresidente della cooperativa. “Una persona, con i suoi limiti ed i suoi talenti, può essere per la comunità un peso oppure una risorsa. Io stesso, da solo, non sono pienamente autonomo in tutte le attività quotidiane, ma se sono inserito in un contesto che sappia valorizzare ciò che so fare, posso essere utile anche agli altri e non solo a me stesso.”
Sono nato nel 1966, in tempi in cui i bambini con le mie difficoltà motorie erano relegati in scuole ‘speciali’, perché mai avrebbero potuto avere un ritmo ‘normale’ di apprendimento. Per prima cosa mi allacciai le scarpe; non fu, sulle prime, un’impresa facile. La mia prima conquista: non saprei dire quanto tempo ho impiegato per imparare a farlo, ma quella era una condizione per uscire di casa autonomamente. La tetraparesi spastica che mi ha colpito nei primi mesi di vita ha alimentato la mia volontà di sentirmi al pari dei miei coetanei e di essere per loro l’amico con cui condividere divertimento e complicità. La passione per gli animali, mi ha portato a laurearmi col massimo dei voti in Scienze della Produzione Animale. Ho lavorato a lungo nell’azienda agricola paterna, come tecnico e amministratore. Ora sono imprenditore agricolo.
Sono stato per molto tempo un atleta dell’Associazione Sportiva Handicap Modena dove mi sono cimentato in tutte le specialità di corsa dai 100 m. fino ai 42 km della maratona. Una sorta di Forrest Gump italiano. Presto all’ASHAM ho conosciuto una dirigente e impiegata in banca che sarebbe stata mia moglie: Cristina era affetta da nanismo, anche lei impegnata a dimostrare a sé stessa, prima che al mondo, di essere “all’altezza” e di meritare una vita felice. È stata portata via da un malore improvviso dopo 7 anni di un matrimonio cementato da un amore maturo, frutto dell’unione perfetta delle nostre complementari imperfezioni. Un duro colpo e un grande dolore per me, ma anche un ulteriore stimolo a cercare di continuare a vivere, proseguendo nel percorso che mi aveva portato ad ottenere autonomia, amicizie e grandi emozioni.
Mi sono così sentito ad un tratto pronto a scommettere sulla capacità di poter essere importante per gli altri, ne avevo bisogno per rendere piena, sensata e soddisfacente la mia esistenza. Con Michele un amico veterinario padre di 6 figli (di cui l’ultimo Down) ho fondato la Cooperativa Sociale FattoriAbilità; l’iniziale progetto zootecnico stenta a decollare ma si trasforma, e grazie all’inserimento di giovani soci appassionati, prende vita il Birrificio Artigianale Vecchia Orsa dove gruppi misti di lavoratori, “normodotati” e “svantaggiati”, operano con eguale dignità e senso di appartenenza. Il mio compito era declinare “Il retrogusto sociale della birra”. La necessità di trasferire FattoriAbilità in una sede più sicura e ampia a seguito del terremoto dell’Emilia nel 2012 ha richiesto un accentuato sforzo di comunicazione.
La sensibilità e la velocità di mia moglie Silvia nel digitare e gestire migliaia di mail che giungevano da tutta Italia in aiuto al birrificio dei disabili terremotato sono state determinanti in quel delicato momento cooperativo. Ho lasciato con dolore il CdA di FattoriAbilità al termine del mandato, quando nel 2015 mi sono reso conto che la mia approssimativa conoscenza della birra e del suo mondo mediatico non erano più sufficienti a supportare il consistente aumento di produzione che si andava prospettando; del resto il mio pensiero era sempre stato rivolto al “retrogusto sociale” più che alla birra stessa. Nello stesso periodo anche Paolo, mio fraterno amico, stava uscendo dalla Cooperativa Sociale che aveva contribuito a far crescere e dove aveva già ricoperto cariche dirigenziali.
Per questa perfetta coincidenza è stata così concepita l’idea di una Cooperativa Sociale che consentisse a persone che avevano perso il lavoro e la casa di iniziare un nuovo cammino di vita, di offrire loro un alloggio a basso costo e la possibilità di apprendere un mestiere attraverso un percorso personalizzato di formazione. Fin da subito abbiamo voluto dare a questa idea una casa e, dando fondo ai nostri risparmi, abbiamo acquistato una villa padronale a Castelfranco Emilia. La villa era da ristrutturare completamente, ma il calore di casa trasmesso dalla presenza del camino e il fresco del giardino con maestosi platani secolari ci hanno fatto sognare. Al termine della ristrutturazione che ha portato ad approntare 11 camere doppie e un laboratorio alimentare, sul caminetto che tanto ci aveva emozionato abbiamo finalmente potuto scrivere un nostro pensiero di benvenuto:
“Accolgo il tuo sogno nel mio, per partecipare assieme a realizzarne uno nostro, lavorando per rendere questo luogo il focolare intorno al quale s’irradia il calore e si spande il profumo di casa.”