cooperativa Latte Trento
Trento - Trentino Alto Adige/Süd Tirol

Territorio
Settore
Agroalimentare
latte,gemma pallaoro,agricoltura
1947
Nasce nel
Un’allevatrice donna nella Valle dei Mocheni

Il racconto di Gemma Pallaoro, cooperatrice storica di una realtà nata con semplicità e passione e diventata un colosso della produzione di latte

Di Gemma Pallaoro.

Mi alzo ogni mattina alle sei. Sono partita da zero e oggi possiedo una stalla con 32 vacche e un terreno dove coltivo piccoli frutti. La mia vita è tutta qui: vivo in questa casa sul pendio sopra Sant’Orsola Terme da quando sono nata. Il cane sullo zerbino il fondo alle scale, quattro gatti rossi appollaiati sul corrimano, le galline poco più in là, vicino all’orto. Dietro c’è la stalla che ho costruito da sola. Affianco la vecchia stalla di mio padre che uso ancora per il ricovero degli animali da rimonta. Forse domani diventerà un agritur e rientrerà nel progetto delle Fattorie didattiche, dove vanno i bambini per stare a contatto con gli animali. Mi piacerebbe trasmettere ai giovani la passione e il rispetto per gli animali e renderli un po’ meno sconosciuti ai loro occhi. Per questo ho presentato un progetto in Provincia, spero che sarà approvato.
Mio marito mi dà una mano, adesso che è in pensione. Prima faceva il camionista, perché l’allevatore non è un mestiere che ti consente di far studiare tre figlie al giorno d’oggi. E così, insieme, ce l’abbiamo fatta. C’è Paola, l’economista, Michela, l’ingegnere e Marcella, la veterinaria. È lei quella che ha ereditato la mia passione per gli animali. Mi dà una mano ancora oggi quando ho qualche vacca ammalata o quando devo fecondare. La laurea se la sono guadagnata tutte tre a far fieno e a raccogliere lamponi. Senza sabati e domeniche libere. E hanno imparato che nella vita non ci sono regali, non si vince all’Enalotto. C’è solo da rimboccarsi le maniche e godere delle cose che si riescono a fare. Tutto qui.
A chi mi chiede se mi sento sola, come donna, a fare il lavoro che faccio o ad essere stata l’unica donna nel consiglio d’amministrazione della Latte Trento, per 26 anni rispondo di no. Non esistono lavori da uomo e lavori da donna. Io guido il trattore, raccolgo il fieno con l’auto-caricante. Faccio tutti i lavori anche quelli fisicamente faticosi. Esistono solo la buona volontà e le capacità personali, presenti in tutti gli esseri umani ed indipendenti dal genere. Le donne, forse, dovrebbero osare di più, credere nelle loro risorse. Questo sì. Dall’esperienza come amministratrice ho imparato tantissimo. Per gestire meglio la mia azienda, ma anche per relazionarmi meglio con gli altri. Ma non ho solo ascoltato, non è nel mio carattere stare con le mani in mano. Mi sono rimboccata le maniche e ho fatto. Quando c’era direttore Cescati andavo con lui per le stalle a mungere le mucche con la mastite. Poi ci sono stati Micheletti, Bortolas, Zambotti e Paoli.
In 26 anni 5 direttori e tanti ruoli operativi per me. Oggi sento tanti allevatori brontolare. Certo il nostro è un settore povero perciò è naturale lamentarsi. Ma per fortuna c’è la cooperazione. Io lo so bene. All’inizio della mia attività non ero socia di nessuna cooperativa. Facevo tutto da sola. Allevavo vitelli e li vendevo ai privati che mi davano quel che mi davano. Cioè quel che volevano e quando l’avevano. Il resto dovevamo mangiarlo in casa perché non trovavo acquirenti in tempo per non rovinare i prodotti. E un conto è dover mangiare ciò che hai. Un altro è venderlo e con i soldi che guadagni poter mangiare quel che vuoi. Con la cooperazione è tutto diverso: i problemi commerciali li gestisce la cooperativa.
Noi allevatori dobbiamo solo preparare il latte nelle celle refrigerate e ce lo vengono a prendere a giorni alterni. Con gli anni le cose sono migliorare anche in questo contesto. Trent’anni fa dovevo mungere a mano le mucche e andare a piedi fino in paese due volte al giorno per portare al centro di raccolta del latte una manciata di litri di prodotto. Con il sole, con la pioggia, con la neve. Infilavo le scarpe, andavo e mettevo il mio latte nei bidoni, insieme a quello di altri allevatori, che venivano conservati al fresco nella fontana di acqua corrente finché il furgone arrivava a prenderli. Poi c’è stata la fusione con il Caseificio di Borgo e le cose sono cambiate di nuovo. A fondovalle gli allevatori avevano aziende più grandi di noi della Valle dei Mocheni ed erano tutti vicini al caseificio perciò non conveniva più venire fin quassù tutti i giorni per pochi litri di latte. Ma la cooperativa non ci ha abbandonato.
Ci siamo organizzati con delle celle refrigeranti e così basta venire a giorni alterni. Non c’è da lamentarsi: rispetto a trent’anni fa siamo signori. Per comperare una vacca una volta andavo dai negozianti e la valutavo solo dall’aspetto. Bella o brutta. Non sapevo fare altrimenti. Poi i corsi, la formazione. Imparare, che gioia. Oggi valuto una vacca da ben altri parametri. La postura, l’ossatura, la mammella. E so che ogni razza vuole essere curata in un certo modo. Per fare bene il mio lavoro di corsi ne ho fatti tantissimi. Perché mi piace, perché imparo sempre cose nuove e perché credo che solo così si riesce a migliorare. Ne faccio ancora adesso e non smetterò mai. L’ultimo sulla gestione delle Fattorie didattiche. Se va in porto il progetto dell’agritur metterò in pratica tutto quel che ho imparato.
Rimpianti? Quando le mie tre figlie erano piccole mi rimproveravo di non arrivare a stare abbastanza tempo con loro. C’erano le bestie, il formaggio da fare, la casa, i campi. Poi mi sono confrontata con delle amiche dipendenti, sempre alle prese con cartellino e permessi: per le udienza, per le feste della scuola, per le malattie. E mi sono ricreduta. Io sono sempre riuscita ad andare a udienze due volte all’anno per ogni materia, non alle generali. Sono sempre rientrata dalla stalla la mattina, quando si alzavano le mie figlie, per fare colazione con loro. Quando tornavano da scuola, con il loro carico di emozioni dalla giornata io c’ero, pronta a raccoglierlo, a condividerlo. E poi via di nuovo a lamponi. Ho 58 anni e troppe cose da fare… Alla pensione non ci penso neanche per un secondo.