cooperativa
L’Altra Idea
Torino - Piemonte
Una seconda casa per tante persone in difficoltà
L’Altra idea è una cooperativa sociale di tipo A, fondata nel 1996 ed operativa dal 2001. Opera sul territorio torinese e si occupa prevalentemente di servizi residenziali e diurni per persone con disabilità. La sua storia è racchiusa in quella di una sua socia. Mi ritengo fortunata. Volete sapere perché? Comincerò dall’inizio. Mi sono trasferita con la mia famiglia in Via Vigliani che dovevo ancora compiere quattro anni. Ma questo meraviglioso angolo sociale gestito dalla Cooperativa L’Altra Idea mi ha visto muovere i primi passi che avevo poco più che un anno. Il primo ricordo nitido che conservo però è la festa per i miei quattro anni, di cui custodisco ancora una foto.
A festeggiare con me quel giorno c’erano molti ragazzi, tutti più grandi di me. Erano i miei vicini di casa. Mi avevano preparato una magnifica torta per l’occasione, ed essendo estate, avevamo giocato tutti insieme a palla nel grande prato di fronte alle nostre abitazioni. La loro casa però era diversa dalla mia: sentivo che la chiamavano, in un linguaggio tecnico allora a me incomprensibile, ‘comunità residenziale per minori tossicodipendenti’, di cui il mio papà era il presidente. La mia mamma lavorava per un altro progetto all’interno dell’area: uno splendido maneggio che prendeva forma ogni giorno di più e che qualche anno più tardi iniziò a prestarsi ad una nuova esperienza sociale: l’ippoterapia. Bimbi, ragazzi e adulti disabili trascorrevano del tempo a contatto con i cavalli e quando andavano via sembravano felici. Questo era quello che vedevano i miei occhi di bambina.
Intanto crescevo e cominciavo le scuole elementari. Con i miei pochi anni sulle spalle, continuavo a conoscere persone diverse e situazioni particolari, mi interfacciavo con un mondo eclettico, pieno di sfaccettature. Non ero mai sola e la mia famiglia si stava pian piano allargando. Ma non ero l’unica a crescere, anche i progetti della cooperativa aumentavano: oltre a quelli già presenti, si creò un centro diurno per disabili intellettivi lievi. Così i miei pomeriggi dopo la scuola li passavo anche in loro compagnia, guardandoli svolgere attività ricreative e piccoli lavori di manutenzione dell’area. In quegli anni avevo già le idee molto chiare sul mio futuro: non avrei fatto la ballerina e nemmeno la cantante: volevo fare il lavoro di papà.
Quando iniziai il liceo però gli ingressi in comunità cominciarono a diminuire e papà mi spiegò che in una società le esigenze cambiano, le richieste di aiuto evolvono e così, dopo aver fatto tutto il possibile, la cooperativa dovette chiudere il servizio per minori e provare a cambiare rotta sociale. Nel giro di poco tempo arrivarono gli operai per adattare l’edificio affinché diventasse una doppia comunità residenziale per disabili fisico-motori e così venne rimessa a nuovo. Ricordo l’entusiasmo dei nuovi residenti già dalle prime settimane di permanenza: si congratulavano per quanto fosse bella ed accogliente la loro nuova casa, erano felici di poter condividere la loro quotidianità con altre realtà sociali e di potersi relazionare con tante persone. Intanto, dopo aver superato l’esame di maturità e aver preso la patente, mi iscrissi al corso universitario per Educatori Professionali, seguendo la strada che sognavo sin da bambina.
Tra una lezione e l’altra iniziai a dare il mio contributo all’interno dell’area in maniera più consapevole, con la prospettiva che quello sarebbe diventato il mio lavoro. Ora, mentre racconto questa storia, il countdown sul muro mi ricorda che manca solo qualche giorno alla mia laurea e allora penso e non posso che ritenermi fortunata, perché ho avuto l’onore di crescere insieme ad una cooperativa sociale con tutto ciò che questo implica: io ho visto la sua evoluzione e lei ha visto la mia. Siamo cresciute passo dopo passo insieme ed io sono fiera di lei, delle persone che mi ha permesso di incontrare durante il mio percorso di crescita, delle realtà che mi ha fatto scoprire e dei valori che mi ha insegnato senza volere nulla in cambio se non il rispetto e la fiducia. Il bagaglio che mi porto dietro grazie alla Cooperativa L’Altra Idea è immenso e forse un giorno ve ne mostrerò il contenuto. Per adesso voglio che rimanga ancora il nostro piccolo grande segreto.