Testimonianza Corrado Corradini
Trentino-Alto Adige/Süd Tirol

Comunita
Settore
1950 ad oggi
Periodo di Attività
Corrado Corradini

Fin da bambino in campagna: “Ho la soddisfazione di avere visto le cooperative in cui mi sono impegnato crescere, andare avanti. Per un amministratore è quello che conta più di tutto”.

di Ivo Zucal
La campagna l’ho vissuta fin da bambino. Era normale a quel tempo, siamo agli inizi degli anni Sessanta, dare fin da piccoli una mano nell’azienda agricola di famiglia. Mio padre con suo fratello erano proprietari di una stalla a Romeno e coltivavano dei terreni presi in affitto da cui ricavavano il foraggio. Eravamo orgogliosi della nostra stalla premiata dal ministero dell’agricoltura come azienda zootecnica innovativa. Ho frequentato la quinta elementare e le medie al seminario di Trento. Eravamo cinque o sei di Romeno, ma solo uno è diventato sacerdote. Finite le medie mi sono iscritto alle Iti, i primi due anni a Cles e la terza a Trento. Dopo il terzo anno ho abbandonato gli studi, non ho avuto scelta: avevamo costruito una stalla nuova con i fondi Feoga della Cee e in azienda c’era bisogno anche di me. Nella stalla nuova allevavamo cento vacche, metà da ingrasso e metà da latte. Dopo qualche anno abbiamo rinunciato alle bestie da carne e ci siamo dedicati alla produzione di latte vista la vocazione del nostro territorio per il grana. All’inizio degli anni Settanta è maturato anche il progetto del nuovo Caseificio sociale, una rivoluzione per l’epoca. Ci ha fortemente creduto mio papà Marino, che era il presidente. Per tanti anni è stato presidente anche della Famiglia Cooperativa di Romeno. È stato lui a trasmettermi la passione per la cooperazione. Dunque, il nuovo Caseificio è stato costruito fuori dal paese suscitando molte perplessità. Molti erano contrari. La vecchia struttura era vicino alla chiesa e qualche allevatore era solito portare i secchi di latte a mano. La scelta di mio padre e del consiglio di amministrazione si è rivelata con il tempo molto giusta. Come cooperatore ho mosso i miei primi passi entrando nell’associazione giovani cooperatori, che contava molti iscritti anche in Valle di Non. Sono stato eletto nel direttivo. Ricordo che il programma di un corso prevedeva una visita di studio in Emilia Romagna per conoscere la cooperazione bianca e quella rossa. Le contrapposizioni ideologiche erano forti. A conclusione delle visite, il mio commento fu: “Nella pratica, dove è la differenza tra i due modelli? Sono bravi entrambi!”. Abbiamo dovuto attendere fino all’anno Duemila per vedere sancita in Trentino, molto prima che nel resto d’Italia, l’unione tra la Federazione e Legacoop. Per qualche anno mi sono occupato anche di politica a livello del mio paese. Nel 1980, all’età di 26 anni, sono stato eletto in Consiglio comunale e cinque anni dopo sono stato nominato assessore con delega all’agricoltura. Ma è alla cooperazione che ho dedicato il mio maggiore impegno. Nel 1982 sono entrato nel Cda del Caseificio di Romeno e nel 1985 sono stato nominato rappresentante nel consorzio Trentingrana e nel comitato di gestione. Erano anni di grande espansione per la produzione e la commercializzazione del grana, bisognava prendere scelte coraggiose. È del 1988 la storica decisione che impegnava tutti i Caseifici a conferire al Consorzio la totalità della loro produzione per la stagionatura e la commercializzazione. Fino ad allora il conferimento obbligatorio si limitava al 50 per cento della produzione. Non è stato facile far passare quella linea nei Caseifici. Anche nella mia cooperativa abbiamo dovuto vincere le resistenze dei soci più anziani, ma l’alternativa era continuare a gestire trattative estenuanti con mediatori e commercianti da fuori provincia per vendere la nostra quota di prodotto. Nel 1991 sono stato eletto presidente del Caseificio e nel 1995 presidente del Trentingrana. Nello stesso anno mi hanno chiesto di assumere la presidenza del Consorzio di miglioramento fondiario impegnato in quella fase storica a sperimentare nuove tecniche di irrigazione. Siamo passati dall’irrigazione a scorrimento agli impianti a goccia, che hanno consentito un notevole risparmio di acqua. È stato un bel passo verso la modernizzazione dei nostri meleti. Alla fine di quel decennio, con la zootecnica in sviluppo, si è ravvisata la necessità di ristrutturare il Caseificio che non era più in grado di reggere i volumi di produzione. Con un investimento di due milioni di euro abbiamo praticamente rifatto ex novo lo stabilimento. È stata una delle maggiori soddisfazioni che ho avuto come amministratore di cooperativa. Oggi bisognerebbe pensare a qualche fusione, mantenendo attive solo le strutture indispensabili. L’ideale sarebbe avere un’unica società per l’intera Valle di Non al posto degli attuali otto Caseifici. Nel 2008 sono diventato presidente del Concast Trentingrana. Il superamento dell’organizzazione con due centri operativi – per il grana e per i formaggi tipici – e la nascita di un unico consiglio di amministrazione, con tutti i Caseifici rappresentati, ha creato una maggiore integrazione tra le due realtà a vantaggio dei nostri allevatori. Come cooperatore sono stato attivo anche nel settore del credito. Ho maturato la mia prima esperienza, già a partire dagli anni Ottanta, come consigliere della Cassa Rurale di Romeno. Intorno all’anno 2000 sono entrato nel Consiglio della Rurale d’Anaunia, di cui sono diventato presidente nel 2012, subentrando a Giorgio Melchiori. Ora stiamo lavorando alla fusione con le consorelle di Bassa Anaunia, Tassullo Nanno e Tuenno – Val di Non. L’operazione dovrebbe perfezionarsi, con il consenso dei soci, entro l’estate 2018. Sono orgoglioso di questo passo che stiamo compiendo, che rafforzerà la nostra presenza in valle e migliorerà ulteriormente il nostro servizio ai soci e ai clienti. Vedo la fusione come una grande opportunità. La scelta di fondersi non è la conseguenza di qualche problema e anche questo è un fatto molto positivo: tutte e quattro le Casse Rurali sono sane e hanno una ottima patrimonializzazione. Negli anni della recente crisi le Casse Rurali hanno mantenuto i “rubinetti” del credito aperti, accettando anche qualche rischio, a differenza delle altre banche, dove i clienti sono solo dei numeri. Quando il socio entra nei nostri sportelli, si sente come in famiglia. Le nostre Casse sono le vere banche del territorio. Sono stato amministratore per due mandati, fino al 2015, anche della Federazione Trentina della Cooperazione. Anche con la nascita del gruppo bancario nazionale, le Casse Rurali devono continuare a far parte della Federazione, che mantiene un ruolo indispensabile. Non so se in futuro ricoprirò altri incarichi all’interno del nostro movimento. Ho la soddisfazione di avere visto le cooperative in cui mi sono impegnato crescere, andare avanti. Per un amministratore è quello che conta più di tutto.