cooperativa
Cooperativa Libraria La Torre
Alba - Piemonte
Una storia fatta di amore e passione per la cultura e di una grande determinazione a preservare il pluralismo
La Cooperativa Libraria “La Torre” di Alba nasce nel 1976: formalmente, 12 soci fondatori (che ne rappresentano già molti altri) firmano l’atto costitutivo il 22 marzo; i suoi locali – al primo piano di una casa-torre al numero 3 di Piazza Pertinace – aprono i battenti nell’estate. Prima, una serie di appuntamenti (incontri, concerti, spettacoli) aveva avvicinato al pubblico la «costituenda Cooperativa» alla raccolta di fondi: si registra un migliaio di persone, ad esempio, allo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame del 20 aprile (anteprima in Piemonte de La marijuana della mamma è la più bella). “La Torre” dà così subito segno della sua ragion d’essere e delle sue intenzioni: proporsi come una presenza culturale e politica nuova e originale sulla scena cittadina, uno spazio laico, democratico, progressista, di sinistra ma trasversale ai partiti tradizionali, aperto ai movimenti e ai gruppi giovanili, ai comitati di quartiere, agli studenti e ai lavoratori.
La missione della libreria è sottolineata già dalla sua dimensione mutualistica. Non si tratta di una semplice impresa commerciale: il servizio librario vuole essere informato, pluralista, attento non solo ai grandi marchi o ai bestseller di stagione, ma alla piccola editoria e alle riviste più autorevoli e utili. È accessibile a tutti, senza preclusioni e con accuratezza di orientamento: chi la frequenta, trova settori tematici aggiornati e consultabili; c’è inoltre una sala in cui il socio (non semplice cliente) può leggere e valutare le pubblicazioni, senza necessariamente acquistarle; la vendita dei libri per le scuole superiori viene affiancata alla disponibilità di raccogliere e scambiare, da parte degli studenti stessi, i testi usati.
Fin dall’apertura, poi, “La Torre” promuove nei suoi spazi incontri e dibattiti sui temi di attualità politica e culturale, organizza mostre di pittura e fotografia; non solo: mette a disposizione i suoi locali a gruppi, alle «organizzazioni di base e alle forze democratiche», a collettivi femministi («La Torsola») e nonviolenti (Le «Donne in nero contro la guerra»), quindi alla redazione di un periodico («Cronache Albesi») che a tutte queste variegate realtà s’è incaricato per anni di dar voce. Si tratta di un modello effettivamente rivoluzionario, per l’Alba di allora – che resta fondamentalmente valido a tutt’oggi. Dopo tre cambi di sede e una costante battaglia contro l’eterna crisi del libro e i più diversi riflussi socio-culturali (e le conseguenti, impegnative difficoltà economiche), “La Torre” è oggi di fatto una piccola libreria indipendente che continua a resistere, a muovere persone e idee, a cercare un sempre nuovo apporto di soci culturalmente e politicamente attivi.
«Le librerie indipendenti saranno più utili che mai di fronte all’avanzata del pensiero unico», diceva pochi anni fa in una intervista Lawrence Ferlinghetti (di certo un libraio speciale, a cui tutti guardiamo con rispetto e entusiasmo); e Carlin Petrini – oggi universalmente noto come fondatore e animatore di Slow Food e Terra Madre, ma nel 1976 anche tra i soci fondatori della Torre – ha sottolineato come il ruolo di una libreria, piccola impresa dalla forte identità, sia anche quello di far sedimentare dei «beni relazionali», un patrimonio fatto di relazioni umane dal valore immenso. Nel 2019, 43 anni dopo, “La Torre” si sforza dunque di avere non soltanto un passato “glorioso” da raccontare (e l’ha fatto: con una monografia pubblicata nel 2006, per i suoi trent’anni, e una raccolta di video-testimonianze che nel 2016 han dato luogo a un film documentario condiviso tra i soci), ma da testimoniare e rimettere in gioco nel nostro sperequato, problematico, intorpidito presente.