cooperativa
Cooperativa di Talponedo
Pordenone - Friuli Venezia Giulia
Aggregazione, confronto, convivio e partecipazione, i capisaldi di una realtà che ha accompagnato la vita di una comunità dal dopoguerra ad oggi
La cooperativa è nata nei primi anni del secondo dopoguerra, nell’inverno del 1945-1946, per volontà di un gruppo di 44 capifamiglia residenti a Talponedo – frazione del comune di Porcia (PN). La guerra era finita da mesi ma era ancora ben presente agli occhi dei sopravvissuti e faceva sentire i suoi effetti: un’eredità di fame, lutti e miserie. Era vivo quindi il desiderio di poter costruire una struttura dove svolgere attività ricreativa e che contenesse anche un negozio di alimentari a prezzi accessibili. Lo spazio su cui fu costruito l’edificio – sede della cooperativa – venne ceduto gratuitamente dal comune di Porcia con l’impegno, non poco gravoso, da parte della cooperativa di bonificare il terreno ricco di polle profonde di risorgiva. Inoltre, come corrispettivo, venne richiesto dal comune che venisse realizzata al piano superiore un’aula che ospitasse la prima e la seconda classe delle scuole elementari.
Gli alunni seguivano le lezioni riuniti in un unico spazio con una maestra in comune. L’aula è rimasta in uso fino ai primi anni Sessanta. Venne abolita nel 1964 e questo provocò una deliberazione dell’Assemblea dei soci che volle inviare una “viva protesta” al Provveditore agli studi con sede a Udine (Pordenone divenne provincia solamente nel 1968). La lettera venne firmata da tutti i presenti ma, nonostante ciò, gli scolari di Talponedo dovettero prendere la strada che portava alla nuova scuola del capoluogo. La cooperativa è stata quindi per anni al centro della vita sociale della piccola frazione di Talponedo diventando un luogo dove fare la spesa, acquisire una prima istruzione scolastica, ritrovarsi dopo una giornata al lavoro nei campi o nelle fabbriche
(che stavano portando Pordenone ed il suo hinterland ad uno sviluppo economico ed industriale nelle lavorazioni metalmeccaniche, siderurgiche, chimiche e del legno), dove venivano organizzate feste, momenti conviviali e gite turistiche alle quali partecipavano anche le donne, altrimenti escluse per tradizione da ogni momento gestionale della società. Una cooperativa che oggi, a suo modo, potremmo chiamare “di comunità” in quanto aveva, ed ha mantenuto tuttora, come esplicito obiettivo quello di produrre vantaggi a favore di una comunità alla quale i soci promotori appartenevano o che consideravano come propria.