cooperativa
Cooperativa Città Futura
Trento - Trentino Alto Adige/Süd Tirol
L’impegno di Sandra Dodim per costruire da zero i servizi educativi per la prima infanzia. In prima linea contro i pregiudizi ideologici
Sono diventata una cooperatrice per caso, quando da studente nel mio paese natale, Carpi, insieme ad alcuni amici ho fondato una cooperativa che offriva servizi ai Comuni e alle imprese della zona. Forse anche il Dna ha fatto la sua parte, considerato che mio nonno fu socio fondatore di quello che poi è diventato un colosso cooperativo, la Cooperativa Muratori e Braccianti. Chi lo sa. Di certo già allora avevo chiara la mia preferenza per il lavoro in prima linea, che implichi l’assunzione di responsabilità e la possibilità di incidere nelle decisioni. E così sono diventata presidente. Qualche anno dopo ho fatto le valigie e mi sono trasferita in Trentino per motivi familiari. Per prima cosa ho cercato il numero di telefono della Lega delle Cooperative di Trento. Venivo da una terra, l’Emilia Romagna, dove LegaCoop aveva un ruolo economico e sociale centrale e mi ero fatta l’idea che qui la situazione fosse molto diversa. Invece, con mio grande stupore, trovai il numero e ci andai.
Mi accolse il presidente di allora, Fausto Zeni, che mi introdusse nel sistema e mi propose interessanti opportunità occupazionali. Decisi di lavorare in associazione, come revisore e consulente delle cooperative socie, un momento esplorativo molto utile. In quei mesi i giornali riportavano di un dibattito molto acceso all’interno della comunità trentina sui servizi alla prima infanzia. Erano tempi in cui la Provincia aiutava economicamente le madri che decidevano di stare a casa dal lavoro per seguire i figli, rivelando una politica sociale e un background culturale ben preciso. E stiamo parlando degli anni 92-’93, anche se sembra passato un secolo! Attratta da questo dibattito, decido di approfondirlo, incontrando amministratori e famiglie, soprattutto nel territorio di Ala, dove la richiesta di servizi alternativi era forte e chiara.
Decido di proporre un progetto per creare una cooperativa che fornisca servizi educativi alla prima infanzia. L’idea piace e la Lega mi incarica di occuparmene. Città Futura nasce nel novembre del ’93 da 10 socie e soci fondatori, e ha subito cominciato ad assorbire tutta la mia energia e il mio entusiasmo. Sempre in prima linea. A gennaio 94 il Comune di Ala ci affida la gestione del primo nido, seguito a ruota da quello di Lavis. Due Comuni pionieri, poiché sostenevano direttamente i costi di gestione del nido senza il contributo della Provincia. Sono anni impegnativi: la nostra attività mette in discussione l’assunto ideologico secondo il quale soltanto l’ente pubblico è in grado di gestire questa tipologia di servizi. Escono articoli di giornale critici sulla cooperativa, in cui si scrive che applichiamo alle educatrici il contratto dei bagnini (!?!), che siamo inadeguate. E’ un periodo duro, in cui sentiamo buona parte della società contro.
Ma non ci siamo arrese e abbiamo deciso di passare all’azione: abbiamo organizzato un tour paese per paese in cui presentare il nostro progetto pedagogico, basato sulla convinzione del valore educativo del nido a sostegno della famiglia e delle scelte lavorative dei genitori. Frutto di questo intenso dibattito fu il provvedimento che introdusse l’esternalizzazione dei servizi alla prima infanzia alle cooperative e alle organizzazioni senza fine di lucro. Era il ’96, un anno che considero storico. Da lì in poi, la storia di Città Futura è tutta rivolta all’ampliamento: seguiamo 2.400 bambini al giorno, grazie alla professionalità di 270 operatrici e operatori, accolti in 24 nidi, miniclub, ludoteche, servizi estivi. E non smettiamo mai di innovare e di cercare di cogliere in anticipo i bisogni delle famiglie e dei contesti territoriali anche diversi.
In quest’ottica sono nati i centri genitori bambini, che abbiamo chiamato Ambarabacicicocò, dove proponiamo attività, laboratori e corsi di massaggio. Occasioni per dare supporto alle famiglie, aprire un confronto con la comunità e essere di sostegno. Nell’ambito dell’innovazione colloco anche la proposta dell’Azienda per il Turismo Terme di Comano-Dolomiti di Brenta, luogo dove tanti bambini soggiornano per le cure termali. Qui abbiamo avviato un’esperienza unica, che nei primi 7 mesi di apertura ci ha portato a seguire più di mille bimbi. L’innovazione e la capacità di lettura della realtà, in questo momento di crisi economica, ci hanno anche fatto progettare dei servizi su misura per quei genitori che hanno un lavoro saltuario, occasionale. E così è nato ‘Mondo Scarabocchio’ un pacchetto di servizi complementari composto da un asilo nido ‘on demand’, e da altri servizi come lo “Scarabocchio d’oro”.
(servizio educativo per le vacanze natalizie aperto anche sabato e domenica) e il “Baby massage’”per il massaggio infantile. Anche il mio impegno nel direttivo del Gruppo nazionale nidi e materne mi aiuta ad avere una capacità di lettura globale della realtà. Guardare avanti, evolvere, innovare è vitale per una organizzazione. Se lo scopo dell’educazione è quello di promuovere lo sviluppo umano, è necessario ricercare quotidianamente il significato profondo delle scelte. Come cooperativa ci candidiamo nella gestione dei servizi all’infanzia ma vogliamo essere interlocutrici rispetto ad un pensiero pedagogico educativo sull’infanzia. E lo facciamo praticando un modello di cooperativa in cui partecipazione, condivisione e lavoro in gruppo sono le parole chiave. Abbiamo mantenuto uno sguardo sempre attento al benessere anche delle nostre operatrici, sostenendo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e promuovendo i luoghi di condivisione.
E forse proprio nell’ambito di questo ‘allenamento’ a leggere i bisogni della comunità va inquadrato anche il mio impegno per la fondazione dell’Associazione Donne in Cooperazione. Siamo nel 2005 e anche all’interno del movimento cooperativo trentino la questione di genere è molto chiacchierata ma non esplicitata e non approfondita. Ed è proprio per portare alla luce questo problema di disparità, per cominciare ad affrontarlo, che decido di farmi parte attiva per dare rilievo ad una componente, quella femminile, quasi maggioritaria nelle basi sociali ma così poco rappresentata nei consigli di amministrazione. In occasione dei festeggiamenti per celebrare i 110 anni dalla nascita della Cooperazione in Trentino, dunque, insieme a tante donne che come me sentivano forte quest’esigenza, fondiamo l’Associazione e le assegniamo lo scopo di porre le questioni a livello politico all’interno del movimento, progettando percorsi e studi che consentano a tutti di acquisire una sensibilità nuova rispetto a questi temi. Vengo eletta presidente. Come era successo qualche anno prima, scontrandomi con la convinzione ancestrale di tanta gente che fossero le madri a dover rinunciare al lavoro per crescere i figli, anche in questa occasione mi sono imbattuta con una resistenza culturale molto forte. Ricordo la difficoltà di portare i temi della presenza femminile, i commenti spiacevoli. E la solidarietà di tante donne e di qualche uomo in merito alla necessità di una rappresentanza di genere anche nel nostro movimento. Sarebbe una ricchezza, ma è ancora un terreno in salita. Ma le sfide non devono spaventare. Sono il senso della vita. Lo ripeto spesso anche ai miei due figli.