cooperativa
COOPATTIVA Cooperativa sociale onlus
Modena - Emilia Romagna
Una storia con una mission: lavorare per unire, usare il lavoro come strumento di coesione sociale e confronto con la società e il mercato
Riportiamo qui di seguito la testimonianza di una socia fondatrice della “cooperativa con finalità sociali Cooperattiva”. Costituita il 22 febbraio 1984 anticipò i tempi e tracciò a suo modo il percorso di quella che 7 anni dopo, nel 1991, sarebbe divenuta la Legge 381/91 sulle cooperative sociali. Quella che divenne ben presto Cooperattiva (e oggi Coopattiva) nacque dall’idea di creare l’opportunità di un futuro lavorativo dignitoso per persone che si trovavano in situazioni di grave difficoltà e disagio.
Nell’estate del 1983 ci riunimmo a casa mia. Fu qui che prese compiutamente forma l’idea visionaria che avevamo in mente: quella di utilizzare il lavoro come spazio di valorizzazione delle persone con disagio. Pensammo di presentarci in questa nuova modalità di lavoratori, cercando direttamente clienti che potessero avere bisogno delle capacità di assemblaggio e montaggio che provavamo ad offrire per la prima volta al mercato. Un’idea che inizialmente venne portata avanti da volontari e obiettori, che furono indispensabili per la buona riuscita e per la sostenibilità del progetto fin da subito. Con l’aiuto della Caritas riuscimmo a partire a Modena, in via Nonatolana, all’interno di un vecchio fabbricato, seguendo i primi ragazzi con disagio.
La cooperativa nacque ufficialmente, con atto costitutivo, il 22 febbraio 1984. Per me iniziare a quantificare i costi e i ricavi, e ancor più il giusto compenso che potevamo riconoscere ai nostri lavoratori per il lavoro svolto, ha significato qualcosa di davvero grande: finalmente, e per la prima volta, veniva riconosciuto economicamente il loro impegno! Prendeva forma l’idea di rendere consapevoli i ragazzi che il loro lavoro aveva un valore, che erano soci e protagonisti di una cooperativa, nella quale si chiedeva loro di impegnarsi in prima persona, ciascuno rispettato e valorizzato per come era e non per come non era.
Col passare del tempo, riuscivamo ad accogliere un numero sempre maggiore di lavoratori iniziando anche ad inserire figure educative sempre più professionali. Cominciava lentamente a prendere forma la componente più imprenditoriale della nostra idea (senza mai distogliere l’attenzione dai nostri lavoratori e dai loro bisogni): una piccola impresa senza scopo di lucro, che poneva al centro la persona, ma che riusciva a camminare con le proprie gambe e con le proprie forze garantendo sostenibilità economica al progetto relazionandosi direttamente con il mercato. La crescita della cooperativa – sia in termini di competenze che di qualità – è stata lenta e graduale, anche in risposta ai tempi diversi di crescita dei singoli lavoratori. Partendo da lavorazioni elementari arrivando fino ad oggi, con laboratori di alto livello e in continuo sviluppo.
Se osservo Coopattiva del 2019 resto sbalordita per ciò che è riuscita a ottenere in 35 anni di attività. Oggi parliamo di 4 sedi dislocate tra Modena, Nonantola e l’Appennino (con Pavullo nel Frignano e Sant’Antonio di Pavullo), di diversi presidi operativi direttamente presso le aziende, di collaborazioni e apporti importanti al Consorzio di Solidarietà Sociale di Modena. Parliamo di attività cresciute e diversificate nel tempo: oggi Coopattiva svolge servizi in outsourcing per l’industria (meccanica, gomma plastica, ceramica), digitalizzazione e archiviazione, diversity management, agricoltura sociale. Proprio in questi giorni, a dimostrazione di tutto quanto detto, Coopattiva sta lanciando un progetto di crowdfunding per finanziare un importante investimento nel suo stabilimento trentennale di Pavullo: una nuova macchina per il taglio ceramico di grande formato a controllo numerico. Qualcosa di straordinario che ha battezzato come “inclusione 4.0”!
Credo a questo punto sia importante ricordare la Missione di Coopattiva, bella, importante, coerente con la sua storia e il suo percorso: “lavorare per unire. Utilizzare il lavoro come strumento di coesione sociale, di accoglienza, di confronto con la società e con il mercato. Accogliere le donne e gli uomini in situazione di svantaggio, promuovendo la dignità e l’integrazione di ciascuno attraverso un lavoro di qualità”.