cooperativa
Consorzio Melinda
Trento - Trentino Alto Adige/Süd Tirol
Non solo mele, ma territorio. Il presidente Odorizzi: “Ci sentiamo in modo convinto parte della Galassia delle Cooperazione”. Non solo remunerazione ma “visione” di futuro. Da qui nasce la fiducia.
a cura di Franco Battaglia
Michele Odorizzi, 56 anni, è presidente del Consorzio Melinda, composto da 16 cooperative, dal 2003. Sposato, un figlio e una figlia, ha percorso tutti i grandi mutamenti del lavoro in campagna, pur rimanendo ispirato a valori antichi di solidarietà e cooperazione. Viene da una famiglia di Rallo in valle di Non, e ricorda ancora le culture di un tempo, con le mucche, il frutteto dagli ampi spazi sotto gli alberi per lo sfalcio, la vigna, le patate. Il papà voleva che restasse radicato, ma voleva anche che acquistasse non solo competenze, ma conoscenze, cultura, visione. Così dopo le elementari lo iscrisse alle medie (sono gli anni fondamentali) di Rovereto, in pensione all’ “aspirantato” dei Rosminiani, che lo aprì a letture, viaggi, curiosità.
Odorizzi ricorda ancora con piacere quegli anni. Venne poi l’Istituto di San Michele, con una prima propensione verso l’enologia, fermata però dall’improvvisa morte del padre che lo portò ad occuparsi dell’azienda di famiglia e a puntare sulla frutticoltura: “C’era molto da fare, perché il lavoro in campagna non fosse solo di sussistenza, per dare più dignità al lavoro dei giovani”. Odorizzi prese in mano la campagna nel 1983 e subito venne chiamato a presiedere il consorzio delle “vasche”. Nel 1992 divenne presidente della cooperativa di Rallo, mentre nel 1989 nasceva Melinda, su intuizione di un gruppo di cooperatori e su impulso di Guido Ghirardini che ne fu il primo presidente. Melinda apparve ben presto – come confermano i testi di economia e le numerose tesi di laurea che alla “mela con il bollino” sono state dedicate – la maggior innovazione nella frutticoltura a livello nazionale (e oltre) sia per la qualità che per la riconoscibilità sul mercato, tanto che iniziò ad essere “copiata” da realtà vicine e lontane. “Sì – riconosce oggi Odorizzi – hanno provato in tanti a imitare Melidna, ma non è così facile. Non è solo trovare il nome per una mela e metterci sopra un bollino, è tutto il lavoro che c’è a monte che costruisce il prodotto. E’ mettere insieme i produttori, le cooperative con storie diverse, garantire uniformità e qualità nella produzione, coinvolgere i soci “piccoli” che lavorano in campagna (la dimensione media delle aziende aderenti è di circa un ettaro e mezzo) e che non possono avere contatti con il mercato”. E’ sembrato a volte ad alcuni, in questo tragitto di successo e di crescita, che Melinda potesse subire la tentazione di sentirsi quasi autoreferenziale, autosufficiente rispetto al sistema della Cooperazione Trentina.
Odorizzi respinge le illazioni: “Non corrisponde assolutamente a ciò che vogliamo essere. Siamo profondamente radicati nella nostra realtà, nelle valli di Non e di Sole, ma ci sentiamo a pieno titolo parte della Galassia Cooperativa. Siamo ben consapevoli che l’individualismo è un percorso più facile, non occorre adattarsi all’altro, ma è il “mettersi insieme” che fa delle individualità una ricchezza. Ognuno forse deve rinunciare a qualcosa, ma superare le difficoltà insieme è più importante che cercare piccole scorciatoie “fai da te”. In questo senso Melinda “ha” un disegno, e lo rivendica in maniera ancora più convinta oggi, che a volte pare di assistere ad una sorta di “neodecadentismo” civile. “Melinda non opera solo per garantire qualche remunerazione in più ai soci. È necessario, certo, avere entrate di reddito per far vivere le famiglie, per investire nel rinnovamento della campagna, ma Melinda è nata per mantenere il lavoro sul territorio, la terra in mano a chi la lavora. E si apre al mercato non certo per speculare, ma per promuovere un miglioramento sociale. Al centro – anche se può apparire un paradosso – non sta “la mela” ma il territorio, le sue mille espressioni e potenzialità da custodire, da valorizzare, da promuovere. Per questo – sottolinea Odorizzi – parliamo di “Motore Melinda”, perché Melinda diventa volano e moltiplicatore di altre presenze, di altre iniziative”. È anche una grande responsabilità. “Certo – prosegue Odorizzi – e la si legge anche nei numeri. Trentino e Alto Adige insieme coprono il 70/75 per cento della produzione nazionale italiana di mele. Per il vino, dove pur si raggiungono risultati d’eccellenza, siamo all’ 1 per cento. Sono confronti che devono far riflettere”.
Melinda si trova a promuovere una cultura e al tempo stesso un mercato della mela, a comporre scenari mondiali e nicchie di specialità: “Non basta vendere mele, occorre seguire le tendenze senza farsi imprigionare dalle mode”. Le Renette, che molti volevano estirpare, ora spuntano i prezzi più alti nelle botteghe, ma i giovani vogliono le mele rosse e croccanti e nei paesi arabi vedono le mele come i fiori, per decorazione”… La Golden per sapore e qualità resta regina… “Ne ridurremo la produzione dal 75 per cento al 60, ma non l’abbandoneremo certo”. E la grande distribuzione che omologa, appiattisce? Melinda ne è diventata ostaggio? “Se non avessimo adottato questo modello la frutticoltura in valle di Non sarebbe scomparsa. L’impegno è di migliorare gli standard, verificare la qualità, seguire con decisione il biologico, la sostenibilità. Non siamo soli, è questa la nostra forza.
Abbiamo alle spalle San Michele, la Fondazione Mach, l’Apot, Codipra che garantisce dai disastri, siamo dentro il mondo della Cooperazione. Il Trentino è ben strutturato. Collaboriamo con Bolzano e la sua università per le ricerche sull’impronta carbonica e per affrontare insieme i difficili mercati internazionali, le loro anche impreviste oscillazioni. Con “la Trentina” misuriamo una diversificazione di varietà in territori diversi, e i giovani,vediamo, si appassionano all’agricoltura. Nulla è facile, ma se restiamo uniti non temiamo il futuro.