cooperativa
Cassa Rurale Alto Garda
Trento - Trentino Alto Adige/Süd Tirol
Ma dovrà cambiare pelle. Tirocinio allo sportello: il racconto di Enzo Zampiccioli
di Franco de Battaglia
Enzo Zampiccoli, è nato ad Arco (1953) dove vive e lavora, ma per la sua professione di commercialista e i suoi incarichi (presidente della Cassa Rurale Alto Garda, che ora comprende anche Mori e Valle dei Laghi, vicepresidente di Cassa Centrale, per lunghi anni caposindaco della Federazione e attualmente membro del suo Consiglio) può disporre di una visione globale del Trentino, cooperativo e non. Lo conosce nei suoi risvolti economici e politici (ha avuto un’esperienza in Comune ai tempi di Ioppi) ma anche di costume e identità. Nelle domeniche che cerca di ritagliarsi con la famiglia, la moglie e i due figli, ne percorre le strade in bicicletta (con il tennis il suo sport d’elezione), sale alle malghe e in questa stagione avara di funghi si ostina a ricercarne nei boschi.
Percorrere il territorio, amarlo e conoscerlo, non è solo svago o recupero di energie, ma serve a dare misura ai problemi, a metterli nella giusta prospettiva anche nella realtà cooperativa, a non restare prigionieri di bolle mediatiche, ossessioni o pregiudizi. La Cooperazione Zampiccoli l’ha vissuta “dal basso”, fin dalla giovinezza. “Venni chiamato appena dopo la laurea – ricorda – da Mario Parisi, volle che facessi un’esperienza nelle cooperative, ed entrai in Federazione come revisore. Ma poi insistette per un tirocinio pratico – voleva “formarmi” – e così mi sono trovato allo sportello della Cassa Rurale”. Fu un passaggio fondamentale. Si imparano i problemi quando la banca è “sulla strada”, a contatto con le persone che entrano, che raccontano le loro storie: “Capisci anche dove sono i punti di forza e di debolezza di una vita, di una comunità. Divenni presidente della Rurale nel 2010. Per me è stata un’esperienza fondamentale aver incrociato tanti settori cooperativi”.
E dopo tutte queste esperienze “multiple” che idea s’è fatta Zampiccoli della Cooperazione, amata e criticata, ricercata e discussa? La risposta traccia un quadro in cui gli impegni del futuro si rivelano più importanti delle nostalgie passate. La cooperativa è un sistema straordinario di gestione delle risorse, valuta più la persona del capitale, non fugge, non disloca, investe sul territorio: ha sia caratteristiche pubbliche (bene comune) che private (lavoro, remunerazione) e così del pubblico e del privato ha pregi e difetti. Se prevalgono i primi è invincibile. Se si mettono insieme i difetti diventa incerta, attaccabile. “La Cooperazione è nata in un mondo più lento dell’attuale ed ha saputo adeguarsi alle grandi trasformazioni intervenute con un successo spesso insospettato. Ma in un mondo sempre più veloce le cooperative rischiano di segnare il passo”. Anche perché hanno bisogno di “più tempo” delle aziende private.
Devono convincere i soci, condividere le decisioni… In un mondo velocissimo come l’attuale devono trovare nuove modalità di presenza, che non possono essere solo riconducibili a modifiche statuarie, a un bilanciamento di equilibri: “Nel credito, ad esempio, che sta affrontando un’autentica rivoluzione, rischiamo di essere lenti di fronte a fenomeni che stanno diventando travolgenti, come l’“on line” o i “bit coin”. Inseguiamo gli eventi, invece di anticiparli. La stessa riforma del credito è stata attuata per decreto, quando forse poteva essere anticipata”. Snodo decisivo resta la territorialità, certo un punto di forza, ma che non deve diventare un alibi per “salvare gli orticelli”. “Volenti o nolenti siamo in un mercato globale mondiale di 7 miliardi di persone e il Trentino ha 500 mila abitanti”. Ciò significa che occorre più consapevolezza nel mettere a fuoco strategie e progetti.
Va tenuta una linea diretta sulle persone e sui loro bisogni, vanno intensificati i rapporti di fiducia, ma per vincere davvero la sfida occorre far crescere una nuova classe dirigente. E’ questa la priorità assoluta. Zampiccoli però avverte: “Attenti! È una partita che la Cooperazione deve giocarsi in prima persona, un percorso per crescere insieme. Non può affidarsi alla scorciatoia di delegare tutto ai “top manager”. Le esperienze esterne sono preziose, ma il rischio è che l’esecutivo non solo prevalga, ma deresponsabilizzi l’amministrativo: “Ci pensa il super-manager, ci pensa il direttore”. Invece, insieme ai direttori è tutto il settore intermedio che deve crescere. “I direttori sono la croce e la delizia delle cooperative, ne fanno il successo o l’insuccesso. Sono spesso loro a suggerire iniziative che poi i Consigli ratificano, ma in caso di “flop” sono gli amministratori chiamati a pagare, a finire fra gli accusati”.
È un sistema da rivedere, altre ipotesi, forse anche provocazioni, vanno esaminate. Val forse la pena avvicinare la figura del direttore a quella di un amministratore delegato, precisandone i livelli di responsabilità? E la Federazione? Tutto sta cambiando, il gruppo nazionale che sta nascendo attorno a Cassa Centrale modificherà i rapporti con le Rurali, ma come? “Stretti rapporti fra Federazione e Casse Rurali – osserva Zampiccoli – saranno sempre necessari, per alcuni aspetti, domani più di ieri. Ma la Federazione deve cambiare pelle”. Il suo ruolo dovrà essere più preciso. C’è una brutta abitudine nel mondo cooperativo, che è poi un difetto di tutto il Trentino: “Quando le cose non vanno è sempre colpa della Federazione, è colpa degli altri”. Ma non è così. Certo tutti fanno errori, ma in Federazione ci sono persone preparate, motivate, attente, e il limite è stato semmai di seguire “da lontano” le ambizioni decisionali di troppe scelte.
Andrebbero ripercorse in questa prospettiva vicende come quella del Latte, di Folgaria… In un riassetto futuro, ma ormai prossimo non solo nel credito, ma anche nel consumo, che sta per essere investito da una nuova bolla concorrenziale, la Federazione deve svolgere un ruolo più incisivo, non solo ritagliarselo. Deve fare più intercooperazione, costruire classe dirigente, promuovere esperienze, tirocini. Deve proporre strategie a gruppi o settori che a volte sono più portati a difendere gli interessi di parte che ad affrontare scelte di innovazione. Deve mantenere la vigilanza (non è tutto oro quel che luccica nei controlli esterni) che consente il controllo interno delle situazioni. Occorre alzare l’asticella dell’efficienza, perché se si è inefficienti si perde il mercato.
È una partita impegnativa, ma le carte per giocarla ci sono tutte. Il polo nazionale del credito non impone solo di ripensare metodi e abitudini, ma offre nuove opportunità e fra queste di estendere contatti e servizi nella difesa degli interessi cooperativi a livello istituzionale. Il polo è nazionale, e di questo la Federazione deve farsi una ragione, ma per guardare oltre, non per ripiegare in se stessa. D’altra parte il nuovo gruppo di cooperative di credito sa di non poter perdere il riferimento ai “soci”, altrimenti diventa un insieme di banche che si confondono con le altre. E il Mediocredito? Davvero in questa fase politica difficile e incerta, a livello non solo nazionale, ma europeo, è opportuno staccarsi completamente da Bolzano? In questa fase – riflette Zampiccoli – il Mediocredito deve avviare più intense sinergie con Bolzano.
È anche questa una partita difficile, che va oltre il credito, e tocca quindi anche alla Federazione giocarla fra i protagonisti, per farla diventare una occasione per creare nuove collaborazioni con l’Alto Adige.