cooperativa
Cassa Rurale Alta Valsugana
Trento - Trentino Alto Adige/Süd Tirol
Franco Senesi si racconta: Pergine e l’Alta Valsugana, il fratello Luigi, la nuova presidenza
di Franco de Battaglia
Mi sono messo in gioco come candidato presidente della Cassa Rurale Alta Valsugana, frutto della fusione fra Pergine, Levico, Pinetana Fornace Seregnano e Caldonazzo, dopo essere stato a lungo presidente di Pergine, perché mi sembrava di dovermi proporre nella squadra che affronta questa sfida, portandovi le esperienze maturate in questi anni anche in Cassa Centrale, Mediocredito, Iccrea e Federazione. Lo scenario che si apre per il credito cooperativo è, infatti, difficile, ma di grandi stimoli. Non basta “unificarsi”. Ci aspetta una “rifondazione” che va fatta con maggior rigore nella dimensione finanziaria, ma anche con rinnovata attenzione verso i soci, verso il risparmio, per garantirne la sicurezza e un’equa remunerazione. Ciò significa stare ancora più vicini alla gente.
Ho sentito come una prova di fiducia l’elezione, ma il “testa a testa” (831 voti a 741) con Franco Beber è stata una grande prova di serietà da parte del territorio, ed ha mostrato che la “centralità del socio” resta il nostro “comune” impegno. Occorre poi essere sempre consapevoli che con tutta la sua specificità, ed anche abilità, la nostra realtà trentina resta piccola, molto piccola. Siamo 500 mila abitanti a fronte dei colossi del credito nazionale e della finanza internazionale, e dobbiamo fare attenzione non solo alla concorrenza, ma alle invidie, alle antipatie che spesso, negli ultimi tempi, suscitiamo. Il Trentino non può più permetterselo: occorre dare una lucidata all’insegna, all’immagine. Possiamo farlo con umiltà e professionalità nel comporre vecchi e nuovi bisogni di soci e territorio.
In questo senso la nuova Cassa Rurale Alta Valsugana, con le quattro realtà economiche e sociali che compone, variegate in un territorio peraltro omogeneo, ha tutti gli elementi per diventare protagonista della nuova fase del credito cooperativo, razionalizzando, ma anche innovando. Serviamo 16 Comuni e 53 mila abitanti con 48 mila clienti e abbiamo un coefficiente di solvibilità del 18 per cento, quando il limite minimo previsto dalla normativa è del 10,5 per cento. Ma se devo dire la vera ragione che mi ha spinto a candidare è l’energia che ha trasmesso la rapidità dei tempi dell’unificazione. Un anno esatto.
Appena un anno è trascorso dal 28 giugno 2015, quando da Pergine venne presentatala proposta di unirsi: il che significa che c’è stato un dibattito ampio, ma nessuno ha remato contro. È un buon segnale, siamo partiti con il piede giusto. Amo ripetere: “Mettersi insieme è un inizio, avviarsi è un progresso, lavorare insieme è un successo.” Tenendo presente che non partiamo certo da zero! Il sistema può contare su riferimenti di eccellenza in ambito informatico (Phoenix e Ibt), su un sistema assicurativo con cui dialogare (Itas e Assimoco), su Mediocredito come banca “corporate”, su una struttura umana di grande valore. Quanto ai crediti deteriorati, ne abbiamo effettuato una copertura di tutto rispetto.
Il problema dei crediti deteriorati c’è, ma lo conosciamo bene e fa parte di una storia passata, dovuta ad una dinamica economica rallentata, anche ad alcuni errori che ci hanno però insegnato a gestire in maniera più confacente la materia. Ora il problema con cui fare i conti è quello della redditività dell’attività bancaria, che, anche per i tassi, è andata riducendosi in maniera impensabile. Occorrerà ridurre i costi, certo, ma anche impegnare in maniera diversa le professionalità, potenziando, ad esempio le consulenze dirette e personali sul risparmio: unificarsi non significa accentrarsi. Come sono arrivato a questo punto della mia vita? Il primo atto, 40 anni fa, è stato di farmi socio della Cassa Rurale.
Il secondo, quando ero giovane amministratore comunale, di fondare una cooperativa di solidarietà sociale, la CS4, una bella cooperativa di assistenza all’handicap, chiamata così perché riguardava il comprensorio C4 dell’Alta Valsugana, e perché aveva 4 obiettivi: Solidarietà, Sicurezza, Servizio e Sociale. Nel 1990 poi (ero assessore ai Lavori Pubblici ed il prof. Rossi non intendeva più continuare) sono stato eletto presidente della Rurale. Poi gli incarichi in Federazione, nelle stagioni Angeli e Schelfi, nel 1995 presidente di Cassa Centrale, i rapporti con Iccrea Holding e Federcasse, Mediocredito nel 2003, la partecipazione all’aumento di capitale della Cassa di Risparmio per non restare “soli” nel credito, poi all’inizio della crisi che ancora perdura, l’impegno, d’accordo con la Provincia, di sostenere – quasi da soli – il fondo provinciale per le imprese in difficoltà. Oggi paghiamo anche quella “generosità”. È stata una stagione cruciale.
Fare l’agente assicurativo mette infatti a contatto con realtà e persone, non solo con i loro problemi professionali, ma con i risvolti umani anche più delicati. È una grande scuola tecnica, finanziaria, ma anche di psicologia, ed io sono sempre grato alle “Generali” di avermela consentita. Nelle grandi aziende, un tempo, si veniva anche educati. Negli anni Settanta eravamo chiamati non solo a corsi tecnici, ma comportamentali, e questo mi è stato di grande aiuto nella vita amministrativa, in quella bancaria e nello sport (a lungo sono stato dirigente sportivo dello “Stadium” la società calcistica di Pergine). Poi sì, oltre che della mia famiglia (sposato, una figlia con una sua piccola impresa a Pergine, un figlio ingegnere in Germania) molti mi chiedono del mio fratello più famoso, il pittore Luigi Senesi e questa è una storia tutta a sé.
Forse meriterebbe un romanzo, perché fra Luigi e Franco, fra lui e me, ci sono in mezzo nove anni, una grande differenza d’età. Luigi è nato nel 1938, quando i miei genitori si sono sposati, io sono nato nel 1947 quando i miei genitori si sono rivisti! Nel 1938 infatti, appena sposato, mio padre Verino è stato richiamato alle armi, ha fatto la guerra in Africa, preso prigioniero dagli Inglesi e liberato nel 1947, dopo 62 mesi di campo di concentramento. Mio padre, artigiano presso la falegnameria Rizzi, che lavorava in tutta Italia, ha visto suo figlio per la prima volta a 9 anni e io sono nato 9 anni dopo mio fratello. Due vite, due esperienze diversissime, tali che io vedevo Luigi non solo come fratello, ma come un riferimento, come un mito quasi. Ero tanto legato a Luigi che quando ho finito le Medie volevo fare la scuola d’arte per essere pittore anch’io.
Fu mio padre ad opporsi: “In un pollaio – mi disse – di galli ne basta uno”. Scelsi poi Geometri soprattutto perché c’era Disegno. Sì, sarei diventato un buon grafico, un buon pubblicitario. Poi sono venute altre strade, ma la grafica e le cose belle restano una mia passione. Del resto, a ben guardare, anche la Cassa Rurale non è solo una banca che compera e vende denaro, ma una tela su cui disegnare progetti di vita più belli, società più giuste, di solidarietà. Adesso è la Rurale dell’Alta Valsugana la mia sfida, il mio disegno. In questo io e mio fratello, poi tragicamente e prematuramente morto nell’incidente ferroviario del 1978 con Aldo Schmid, abbiamo forse scelto strade meno distanti di quanto potrebbe apparire.