cooperativa C.D.L.
Verona - Veneto

Solidarieta
Settore
Welfare
disabili,Kappa
1994
Nasce nel
Storia di Kappa, le vicende di una ragazza e della “sua” cooperativa

Una testimonianza che rende perfettamente l’impegno di questa realtà in favore dei disabili

C.D.L. è una cooperativa sociale nata nel 1994 a San Bonifacio, nel territorio dell’est veronese, dove ancora oggi si trova la sede e da dove ha ampliato il suo mercato sull’intera provincia di Verona, nell’ovest vicentino e nel mantovano. Conta ad oggi 75 Soci e 130 lavoratori, di cui circa 50 in condizione di svantaggio. È infatti l’inserimento lavorativo di soggetti in difficoltà la ragione d’essere di C.D.L., e lo realizzano operando in diversi settori: assemblaggio elettromeccanico, manutenzione di aree verdi, pulizie, servizi cimiteriali, trasporti scolastici. La loro storia è rappresentata dal racconto di un’esperienza, quella di Kappa, una ragazza della cooperativa.

a cura del Presidente Giuseppe Boninsegna
Il 16 gennaio del 1980 era un giorno gelido a San Bonifacio, ma nella cooperativa sociale “Centro di Produzione e Lavoro” il clima era riscaldato da frenetiche attività lavorative: i soci, infatti, gestivano un laboratorio di assemblaggio elettromeccanico, uno di falegnameria e 4.500mq di terreno agricolo. In questo modo, pur essendo nata solo quattro anni prima, la C.P.L. aveva già inserito nel mondo cooperativo 8 disabili adulti. Per K., una ragazza di 19 anni, quel 16 gennaio fu il primo giorno di lavoro, e ben presto la cooperativa divenne per lei un’altra famiglia, dove non solo si sentiva valorizzata come lavoratrice, ma poteva anche costruire relazioni e vivere affetti raramente provati nell’istituto da cui proveniva. Nel 1990 gli operatori della C.P.L., visti i progressi di K., le proposero di effettuare uno stage presso una ditta privata, una fabbrica vera. Fu un successo.
Terminato il periodo concordato e dato l’esito positivo, si decise di abbandonare la strada protetta dello stage aziendale e di usare i canali normali d’inserimento nel mondo del lavoro. Così K. venne iscritta nelle liste dell’ufficio di collocamento in qualità di operaia generica e, dopo un po’ di attesa, fu chiamata in una piccola fabbrica di scarpe. Nessuno all’interno conosceva la sua storia, e la dirigenza aziendale pretese da lei quello che pretendeva da tutte le altre dipendenti. L’impatto fu sconvolgente: la caporeparto la rimproverava perché non rispettava i tempi assegnati, le colleghe non l’aiutavano, l’ambiente le sembrava improvvisamente ostile. Dopo 15 giorni il periodo di prova finì e, per scarsa produzione, K. non fu assunta. Fu uno smacco per la C.P.L., nata per favorire l’inserimento lavorativo di persone disabili adulte, ma i soci non si persero d’animo e prepararono il terreno per un’occasione migliore.
Tornata in cooperativa, con un sospiro di sollievo la ragazza ritrovò le amicizie e le abitudini di un tempo. Così dopo un po’ di tempo, smaltita la delusione, K. espresse il desiderio di “provare ancora”… e, nel giro di poche settimane, grazie alla mediazione della cooperativa, venne assunta come stagionale in una cantina enologica. Vi rimase 40 giorni – per il tempo della vendemmia – ed i problemi dell’esperienza precedente parvero scomparsi. La Responsabile sociale, incuriosita, interrogò il caporeparto e si sentì dire che K. era una delle migliori lavoratrici assunte: rispettosa degli orari, ordinata, precisa, instancabile, tanto che al termine della giornata non abbandonava subito il posto, preferendo finire il lavoro iniziato prima di andarsene. Nel 1993 la C.P.L. era divenuta una cooperativa tanto complessa da non riuscire a gestire in modo efficiente la necessità di conciliare le sue due anime: quella educativa e quella produttiva.
Felice Scalvini, all’epoca Presidente nazionale di Federsolidarietà, suggerì di incentivare lo sviluppo della C.P.L. differenziandola in due nuove cooperative: una di tipo “A” per fornire servizi sociali, e l’altra di tipo “B” per favorire gli inserimenti lavorativi di soggetti in difficoltà. Così il 1° ottobre 1994 iniziarono le attività della nuova Cooperativa, che prese il nome “Centro di Lavoro” o “C.D.L.”. La vecchia C.P.L., divenuta “CPL-servizi”, cedette alla nuova struttura le commesse di elettromeccanica con i macchinari, l’attrezzatura ed il materiale di magazzino necessari per svolgere le lavorazioni richieste. Una delle prime persone disabili assunte fu proprio K., la quale visse il passaggio come una “promozione sul campo”, tanto che decise subito di diventare socia della nuova realtà, versando la quota di 2.500.000 lire in rate mensili detratte dal suo stipendio.
Oggi K. – che nel frattempo si è pure sposata – lavora ancora in CDL e testimonia volentieri il percorso della propria vita, grata al mondo della cooperazione sociale per il supporto ricevuto.