Testimonianza
Giovanni Dalle Fabbriche
Emilia-Romagna
Il cooperatore, da mezzadro a Cavaliere del lavoro
Giovanni Dalle Fabbriche ebbe un ruolo primario nel ridefinire, sperimentare e patrocinare il solidarismo nell’area faentina nel dopoguerra; in un secondo tempo diventerà il vero e più importante “politico” della cooperazione di credito, ai massimi livelli regionali e nazionali. Nacque a Brisighella il 19 agosto 1914, da una famiglia mezzadrile, che contava 11 figli, che gli insegnò la coerenza, la semplicità, la forza morale. I postumi di un morbo contratto in prigionia in Russia, durante la seconda guerra mondiale, consigliano il trasferimento di Giovanni, nel 1948, in zona più salubre: assume pertanto la direzione e l’amministrazione dei fondi rustici dell’Avv. Antonio Zucchini, in Provincia di La Spezia. Rientrato a Faenza 10 anni dopo, diviene Segretario della Federazione Coltivatori Diretti: è qui che Giovanni contribuisce a formare e sviluppare quel movimento sindacale ed economico dei produttori, che diverrà l’ambiente dei futuri dirigenti della cooperazione agricola. Nel 1962 viene eletto Consigliere della Cassa Rurale ed Artigiana di Faenza – costituita sette anni prima – della quale poi assumerà la Presidenza dal 1965 al 1992. In questa posizione Giovanni Dalle Fabbriche favorisce la nascita e la crescita di diverse cooperative, dà loro gli strumenti finanziari occorrenti, indipendentemente dall’esistenza di garanzie, inserisce alcuni dipendenti della Banca nei Collegi Sindacali delle imprese, fornendo un aiuto contabile e un controllo di gestione. Per completare il ciclo nel settore zootecnico delle stalle sociali, nel 1967 viene costituito un macello cooperativo, la P.A.C. (Produttori Allevatori Carne) di cui diviene Sindaco Revisore. Nello stesso anno entra nel Consiglio di amministrazione dell’I.C.C.R.E.A Roma (Istituto di Credito delle Casse Rurali ed Artigiane), dopo tre anni nel Comitato esecutivo. È del 1970 la sua elezione a Presidente della Federazione delle Casse Rurali ed Artigiane dell’Emilia Romagna: con le 40 Casse della Regione imposta un dialogo improntato a stima e chiarezza. Nel 1974 assume la Presidenza della P.A.F. (Produttori Agricoli Faentini, oggi Agrintesa), carica che terrà fino al 1983. Il Consorzio vitivinicolo C.A.VI.RO (Cooperative Associate Viticoltori Romagnoli) lo vede Vice Presidente dal 1974 e Presidente dal 1982 al 9 giugno 1987: lascia l’incarico di sua volontà per i troppo gravosi impegni assunti a livello nazionale nella cooperazione di credito. Il 1 giugno 1984 viene eletto presidente di Federcasse l’organismo politico-sindacale delle 691 Casse Rurali Italiane: lascerà l’incarico nel 1985, restando come componente del Comitato esecutivo. Il 15 giugno 1985 viene eletto Presidente dell’I.C.C.R.E.A. (Istituto di Credito delle Casse Rurali ed Artigiane): verrà riconfermato nel maggio 1988, mentre nel novembre dello stesso anno ritorna anche alla Presidenza di Federcasse. Durante il suo mandato riuscì a comporre equilibri difficilissimi nel settore, a coniugare esigenze territorialmente diverse con attese a volte contrastanti: a quanti lo circondavano, amministratori e dirigenti, sapeva infondere fiducia e certezze. Egli non aveva avuto fortuna di studi, ma era dotato di profonda fede e di maniere semplici, di una straordinaria capacità di intuizione e di risolutezza nelle decisioni importanti per gli organismi che rappresentava. Nel 1991 rinuncia alle cariche attive begli organismi nazionali e ne diventa Presidente onorario: forse presagisce la fine, che avverrà il 29 agosto del 1992. Stima e amicizia reciproca gli furono tributate da uomini di Chiesa e politici, come i Card. Achille Silvestrini e Pio Laghi, oltre che da Benigno Zaccagnini, compagni di battaglie nei tempi difficili del fascismo e del primo dopoguerra, così come da tanti che hanno vissuto responsabilità nazionali in quegli anni. Nel 1988 viene nominato “Cavaliere al merito del Lavoro”, premio conferito ogni anno dal Presidente della Repubblica a 25 esponenti del mondo delle imprese. Ora riposa nella sua Errano, sepolto nella nuda terra come la sua modestia ha deciso, a pochi metri dall’amata moglie Rosetta.