cooperativa
ERICA
Cuneo - Piemonte
Una cooperativa che insegna come rispettare l’ambiente nell’ottica della prevenzione di disastri naturali
Nel novembre del 1994 il fiume Tanaro esondò, invase buona parte dell’abitato di Alba portandosi via 16 vite. Le famose sorprese degli ovetti kinder e palloni di plastica galleggiavano per la città e restano ancora oggi nei nostri occhi, misti al fango e alla desolazione di una comunità in ginocchio. In quei giorni e nei mesi successivi fu evidente che le persone non erano preparate. Molti sono stati sorpresi dall’acqua in luoghi esterni alle abitazioni, o nelle cantine intenti a cercare di trarre in salvo auto e oggetti. Come fare per proteggere le nostre città e le nostre vite da eventi estremi, sempre più frequenti? Un grosso e necessario passo è tecnico e consiste nella progettazione di argini più sicuri e in una pianificazione urbanistica solida e previdente. Un altro passo, altrettanto importante, è il coinvolgimento degli abitanti e la loro conoscenza del comportamento corretto da adottare.
Ancora con gli stivali indosso e con la pala usata per togliere il fango appoggiata al muro, alcuni cittadini iniziarono a discutere di come organizzare una struttura che potesse fare della comunicazione e della progettazione ambientale un modello che rendesse più consapevoli le persone. Le serate a discutere si intensificarono e continuarono fino al 1996, anno in cui un gruppo di persone di varia età e provenienza, ma accumunate dalla sensibilità per l’ambiente, decise di dar vita ad una cooperativa. Professori delle scuole locali, ex alluvionati, giovani laureandi o neolaureati intuiscono che da questa idea può nascere un progetto di vita. La Caritas sostiene l’avvio della neonata cooperativa che viene chiamata ERICA (acronimo di Educazione Ricerca, Informazione, Comunicazione Ambientale) e i Sindacati dotano la piccola start up, si direbbe oggi, delle necessarie infrastrutture informatiche.
Dopo l’esperienza come obiettore di coscienza, proprio a portare aiuti agli sfollati dell’alluvione, Roberto Cavallo, oggi AD di ERICA, sceglie di accettare la sfida ed entra in questa realtà insieme a due altri giovani neolaureati, trascinati dall’entusiasmo di Carlo Bottallo, primo presidente. Un bando della Commissione Europea è la scintilla. Si lavora alla costruzione di un partenariato con Catalogna e Francia su un progetto per la prevenzione dei rischi naturali; nasce Rivermed: un kit pedagogico comprendente una mostra, un CD-Rom e un gioco di ruolo, per educare cittadini e studenti a conoscere il proprio territorio e a proteggerlo dai rischi. Questa è la prima pietra miliare. La seconda pietra miliare è il “Decreto Ronchi” che impone ai Comuni una gerarchia di gestione dei rifiuti basata su prevenzione e riciclo e definisce obiettivi crescenti di raccolta differenziata.
ERICA inizia a proporre consulenze, dapprima comunicative ed educative e poi di progettazione, che li portano a incontrare e dialogare con centinaia di migliaia di persone e centinaia di comuni, prima in Italia e poi nel mondo intero. I cambiamenti si susseguono, così come le innovazioni sia in campo tecnico e progettuale che di comunicazione e coinvolgimento del territorio. ERICA è la prima ad utilizzare i social network per fare comunicazione ambientale, porta sul palco di mezza Italia spettacoli teatrali, inventa guinness dei primati ambientali. Anche il modello interno di gestione di ERICA è diverso.
Per consolidare il senso di appartenenza e di identità a ERICA, l’organizzazione si ispira alla partecipazione e alla promozione dei talenti interni. Non c’è una persona al comando, ma un team di direzione, un’organizzazione per gruppi di lavoro interdisciplinari il cui obiettivo è il confronto, perché non ci sono solo competenze, ma anche punti di vista. ERICA è un ambiente giovane e dinamico con un’età media sotto i 40 anni e il 50% di donne, tra cui il direttore, Emanuela. Un modello flessibile e pronto ad accettare le sfide che man mano si pongono nell’agenda ambientale con un approccio basato su ascolto, condivisione e gesti concreti, tesi a creare modelli di partecipazione, interni ed esterni, perché solo insieme, valorizzando tutte le capacità e lasciandosi contaminare dagli altri si cambia.