cooperativa Terre dei Santi
Asti - Piemonte

Territorio
Settore
Agroalimentare
vino,uva
1953
Nasce nel
Uva=Vino

Un binomio inscindibile per questa cooperativa che da tanti anni produce vino buono e genuino, valorizzando una antica tradizione locale

La Cantina Terre dei Santi è una cooperativa di soci viticoltori fondata nel 1953 composta attualmente da poco più di150 soci che coprono un’area coltivata di circa 350 ettari tra Collina Torinese, Basso Monferrato astigiano e le Colline Alfieri di San Damiano d’Asti. La sua storia la affidiamo a uno dei loro soci storici. UVA = VINO Può sembrare la più banale delle equazioni, ma se la riportiamo su uno striscione esposto nel 1986 nel cortile di una Cantina Sociale dell’astigiano, assume tutto un altro valore e significato. Una presa di posizione forte, decisa e garantista, per nulla scontata dopo lo scandalo del metanolo in Italia che vide il Piemonte e la provincia d’Asti tra gli epicentri dello scalpore.
Proprio in quel periodo il geometra Aldo Musso era da poco più di 3 anni il nuovo Presidente della Cantina sociale del Freisa di Castelnuovo Don Bosco e si trovava alle prese con l’arduo compito di dare nuova linfa e nuovi progetti a una cantina in declino, dalla forte connotazione provinciale e con tecnologie tutt’altro che moderne e quindi ancora ferme alle origini, quando in una fredda notte del novembre 1953, presso l’Asilo Infantile del paese, ventisei intraprendenti e storici vignaioli costituirono una delle prime cantine sociali piemontesi che diverrà col tempo il faro guida della viticoltura nord astigiana. Ma non siamo qui a raccontarvi la classica bella favola a lieto fine, qui si parla di vita vissuta, di mani callose e uomini dediti al duro lavoro, ma forse meno ai cambiamenti.
L’evoluzione non è un tranquillo percorso intrapreso da molti, ma il frutto di idee diverse (a volte diametralmente opposte) che vengono discusse, bocciate, rivalutate, ribocciate e infine, a volte, comprese e messe in opera inizialmente da pochi.Il Presidente Musso è stato quel lampo di intuizione e vigorosa caparbietà che ha dato il via al cambiamento, non da solo naturalmente, andando a cercare figure professionali mirate, competenti e visionarie come lui. Il biennio 1986-1987 risultò essere fondamentale per lo sviluppo di un business plan che monitorasse la situazione finanziaria e programmasse le mosse future per rilanciare la Cantina nel panorama vitivinicolo piemontese. Il primo grande passo fu procedere dal conferimento parziale delle uve a quello totale obbligatorio, garantendo così la massima qualità di prodotto conferito da parte dei soci a fronte della garanzia del ritiro da parte della Cantina.
Il secondo fu l’organizzazione della consegna delle uve secondo un programma personalizzato che sincronizzasse le esigenze di cantina con quelle di campo ed organizzative di ciascun socio. Questo, naturalmente, non è stato subito accettato di buon grado, portando alcuni soci vignaioli (anche di una certa importanza per la cantina) a lasciare la cooperativa, salvo però poi tornarci qualche anno più tardi, avendo colto i vantaggi collettivi e personali di tale innovazione. L’obiettivo era chiaro: innalzare la qualità dei vini. Per far ciò occorreva lavorare su due piani diversi; il primo migliorando i processi di lavorazione delle uve con notevoli investimenti in attrezzature, il secondo, qualche tempo dopo, puntando a migliorare la qualità delle uve conferite grazie all’impostazione di un mirato servizio di assistenza tecnica a favore dei soci con lo scopo di ottimizzare ed ammodernare le tradizinali tecniche di coltivazioni.
Anche sul piano commerciale si intrapresero con decisione nuove strade. Si iniziò a puntare nettamente verso il cliente privato sfruttando il richiamo di turisti grazie alla vicinanza della sede di Castelnuovo a Torino e alla particolare bellezza del territorio ricco di paesaggi ancora oggi naturali, di testimonianze storiche importanti come l’Abbazia di Vezzolano, uno dei più bei capolavori del romanico piemontese o legati al turismo religioso con la casa natale di San Giovanni Bosco.
I forti aumenti di vendita di quegli anni portarono in breve alla necessità di favorire l’ingresso di nuovi soci per aumentare i quantitativi di uve disponibili onde evitare la carenza di prodotto. Risale al 1997 l’unione tra la Cantina sociale del Freisa e la vicina cantina sociale di San Damiano d’Asti a costituire l’attuale “Terre dei Santi” con un duplice obiettivo: aumentare la base sociale in una zona tipica di uve Barbera ed Arneis e avere un secondo punto vendita in una zona strategica del Piemonte. In quest’ultimi decenni siamo cresciuti notevolmente, ma le sfide e le difficoltà non sono finite: tra queste la Flavescenza dorata, devastante patologia della vite che si sviluppa solo a cavallo del 45° parallelo, o il ricambio generazionale e l’ammodernamento delle aziende dei soci.
Come ormai avrete capito, però, qua a Terre dei Santi si lavora duro ogni giorno per portare avanti una tradizione vitivinicola secolare, tra ottimi risultati e qualche sconfitta, senza arrendersi mai e sempre con uno sguardo al futuro. Ah, non ve l’abbiamo svelato subito, ma l’atto costitutivo del 1953 venne sancito esattamente il primo novembre, giorno di Ognissanti, ben 45 anni prima che la Cantina del Freisa diventasse l’attuale Cantina Terre dei Santi… coincidenze?