cooperativa
Cooperativa Agricola Cernuschese
Cernusco - Lombardia
Oltre un secolo a tenere uniti i contadini e i produttori, fino a diventare un centro di gravità permanente per un intero territorio
Storicamente la produzione agricola è stata controllata da poche famiglie proprietarie di grandi appezzamenti di terra. Una situazione che ha sempre ostacolato un adeguato sviluppo delle piccole realtà presenti sul territorio, le quali solo nel secolo scorso maturarono l’esigenza e le possibilità di creare un fronte comune. Ciò accadde anche a Cernusco, nel Milanese, dove il 30 dicembre 1918 avvenne qualcosa destinato ad assumere una grande importanza: la nascita dell’Unione Agricola Cernuschese. L’associazione fu fondata su iniziativa di monsignor Luigi Ghezzi, uomo di cultura (autore, tra l’altro, del primo libro sulla Storia di Cernusco) e particolarmente sensibile verso le difficoltà in cui versavano gran parte delle famiglie cernuschesi.
Gli obiettivi che si poneva l’Unione Agricola erano quelli di affittare o acquistare terre e rustici, fornire attrezzi e macchinari, agevolare le operazioni di credito, migliorare la produzione e la sua qualità. Oltre – come scritto sullo Statuto – a “promuovere con tutti i mezzi possibili il miglioramento intellettuale, morale e materiale dei soci”. Non solo: l’Unione Agricola decideva anche di acquisire e vendere i prodotti in forma collettiva e cooperativa, un disegno decisamente progressista e innovatore rispetto ai tempi. Si aprì il primo spaccio (con magazzini) dell’Unione Agricola Cernuschese. Costantemente in crescita come numero di soci e consenso tra allevatori e contadini, la cooperativa si scontrò presto con il Fascismo che proprio nel latifondismo agrario aveva alcuni tra i suoi maggiori sostenitori.
La sede sociale venne attaccata e incendiata da una squadra che devastò il locale di vendita e i magazzini, tanto che per alcune settimane lo spaccio venne chiuso: correva l’anno 1924. In seguito, per costringere l’Unione Agricola Cernuschese a uscire dalla Federazione delle cooperative di ispirazione cattolica, il Fascismo usò mezzi meno violenti ma altrettanto efficaci come continue ispezioni dell’Intendenza della Finanza, multe alle minime infrazioni, tasse e dazi elevati. Il conflitto terminò solo nel 1927, quando l’ingresso all’Ente Nazionale Fascista della Cooperazione fu reso obbligatorio per legge.
La cooperativa non si limitò ad operare nel campo dell’agricoltura. Sul territorio, ed esempio, era importante anche l’allevamento del baco da seta e quando alla fine del ciclo di produzione i contadini vendevano i bozzoli alle filande nelle trattative commerciali venivano assistiti proprio dalla cooperativa ottenendo prezzi congrui e migliori modalità dei pagamenti. Ma l’economia di Cernusco si fondava anche sull’allevamento. Per trent’ anni la cooperativa organizzò la raccolta del latte presso gli allevatori e una volta raccolto e pastorizzato veniva rivenduto ai negozi del paese e ad altre industrie casearie. Questo garantì un reddito sicuro ai piccoli produttori (al riparo da speculatori e mediatori senza scrupoli) e una remunerazione del latte al miglior prezzo. Alcuni soci decisero addirittura di istituire una “cassa mutua per il bestiame”, cioè una società che intervenisse a sostegno degli allevatori in caso di catastrofi naturali o malattia e infortuni degli animali.
La grande voglia di cambiamento che seguì la fine della Seconda Guerra Mondiale portò a Cernusco la nascita della Nuova Cooperativa Agricola, sorta sulle ceneri dell’originaria Unione Agricola. Uno Statuto più vicino ai tempi, l’ampliamento delle attività da affiancare alla classica ma ormai sempre più declinante agricoltura, l’apertura al mondo operaio e impiegatizio: questi gli obiettivi della nuova associazione, sempre vicina al mondo cattolico. Per essere ancora più presenti nel territorio, nel 1946 furono inaugurati un Circolo Ricreativo e un bar, che si sarebbe dotato anche di una licenza per i tabacchi.
A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta in Italia tutto cominciò a cambiare rapidamente. Per non rischiare di trovarsi fuori dal mercato, bisognava tenersi al passo con i tempi. Così, con il diffondersi del settore industriale e l’inesorabile crisi dell’agricoltura che si verificavano anche a Cernusco, la Nuova Cooperativa decise di potenziare l’aspetto commerciale. Il classico “spaccio”, che per decenni aveva ben servito i cernuschesi, appariva ormai superato e si decise di realizzare un supermercato che rispondesse più adeguatamente alle nuove esigenze di un paese in rapida espansione. Fu realizzata una nuova palazzina in cui trovarono posto il market, un bar e il circolo ricreativo. La necessità di diffondere i punti vendita in tutta la cittadina portò poi la Nuova Cooperativa Cernuschese a stabilire altre location e nuove aperture fino a 4 punti vendita nel territorio della città.
Gli anni Ottanta videro poi la trasformazione della sede storica e, visto l’impegno anche finanziario, alla Nuova Cooperativa Agricola Cernuschese si affiancò un’altra storica realtà locale, la Cooperativa Edificatrice Constantes. Il nuovo edificio, che prese il nome di Centro Cooperativo Cernuschese, venne inaugurato nel dicembre del 1985. Le sfide all’interno di un mercato sempre più concorrenziale, però, non erano finite. E così, dopo la nascita del gruppo di acquisto AS-CO, a cui aderirono altre cooperative di ispirazione cattolica, la Nuova Cooperativa Agricola ha deciso di iniziare la collaborazione con una realtà ben strutturata e all’avanguardia come la CONAD. Tale collaborazione ha determinato un notevole ampliamento dell’offerta e l’inaugurazione di nuovi punti vendita anche in territori diversi da quelli cernuschesi, permettendo alla cooperativa oggi di operare in diverse province lombarde.
In conclusione, bisogna comunque sottolineare che, pur protagonista di tutti questi cambiamenti, la Nuova Cooperativa Cernuschese non ha dimenticato gli ideali di base che l’hanno fondata. Perciò, in tutti questi decenni, parallelamente all’attività commerciale ha sempre continuato a offrire sostegno ad associazioni e manifestazioni di carattere solidale, come per esempio la Colletta Alimentare, che permette di raccogliere un ingente quantitativo di prodotti da destinare al Banco Alimentare.